Jean Klein (1916-1998)
Musicologo e medico cecoslovacco, vive per molti anni in India, dove è iniziato alla tradizione dell’Advaita Vedanta. Nella propria ricerca privilegia un approccio “diretto” alla dimensione non mentale della vita, proponendo di accostarsi agli eventi e viverli non più dalla posizione conflittuale dell’Io condizionato ma da quella incondizionata dell’Essere.
Così Jean Klein:
«Non ci fu mai un periodo della mia vita in cui sentissi il desiderio di sposare una filosofia, un sistema di idee o di credenze. Leggevo e investigavo con il solo intento di conoscere più a fondo me stesso.»
E ancora:
«Restare presenti al va e vieni delle percezioni, senza seguirle. Seguire un pensiero è ciò che lo mantiene in vita. Se si resta presenti senza divenire complici del pensiero, l’agitazione rallenta per mancanza di “carburante”.
Nell’assenza di agitazione si è presi dalla risonanza della tranquillità.
Arrestare l’attività della mente non significa meditare. La meditazione non è la tranquillità della mente. È possibile fermare il pensiero con la disciplina, tuttavia ciò non significa una “mente libera”.
Ci si può rendere conto che, sebbene la mente possa calmarsi di tanto in tanto, la sua natura è movimento, e la vera tranquillità è fonte allo stesso tempo sia dell’attività mentale che della cosiddetta non-attività.»
«Non è possibile acquisire ciò che si è fondamentalmente. È solo possibile riconoscerlo. E ciò è un evento istantaneo.»
Testi consigliati:
– Sois ce que tu es – Le courrier du livre, Paris 1976
– A l’écoute de soi – Les Deux Oceans, Paris 1993
– La joie sans objet – Le Mercure de France, Paris 1984